Il fair play di Rouhani all’Onu a Teheran conta poco

khamenei rouhani ahmadinejad Il discorso che il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani, ha tenuto martedì all’Onu rasenta il capolavoro diplomatico, almeno a giudicare dal clamore che ha suscitato nei media occidentali, ma solo per questo. All’orizzonte non c’è nulla che possa far pensare a un miglioramento delle relazioni con Washington. Sostenere che l’Olocausto non è un’invenzione è sicuramente un cambiamento epocale nella politica di Teheran dopo che una lunga stagione di governo di Ahmadinejad, e degli hardliners che lo sostenevano, aveva sposato con grande convinzione tesi revisioniste su questo tema. Ora l’ala democratica americana ha salutato il discorso alle Nazioni Unite come un’occasione irripetibile per riaprire un dialogo con l’Iran, mentre la destra repubblicana ha rispolverato la metafora del lupo travestito da agnello. Sul piano diplomatico c’è comunque un gesto che rivela molte cose: Barak Obama si era dichiarato disponibile a un incontro con il presidente iraniano che ha declinato l’invito. Dire che è uno sgarbo è poco, lo specialista di fede repubblicana Michael Ledeen l’ha definito con un’espressione molto efficace: «un dito nell’occhio». Continua a leggere

Ancora vita su Marte?

curiosityLa sonda Curiosity non è riuscita a trovare tracce di metano su Marte. Da un punto di vista strettamente scientifico non è che sia una grande notizia, piuttosto è l’ennesima conferma che sul pianeta rosso non si riescono a trovare segni di vita, anche se ci si prova da decenni. Il lavoro, firmato da un gruppo di specialisti della Nasa, è uscito ieri su Science, anzi per essere più precisi su Science Express, una rivista «veloce» che compare solo online (a distanza di mesi questi paper poi finiscono sulla rivista stampata). Insomma nel mondo della ricerca questa prima informazione dice molte cose perché nelle pubblicazioni scientifiche esistono delle priorità. Ovviamente la notizia è sembrata golosa a molti quotidiani che ne hanno riferito dedicando poche righe al risultato ma dilungandosi in riferimenti letterari. E’ un modo vecchio e malridotto di raccontare la scienza, dove il risultato scientifico è spesso una scusa per mettere in campo narrazioni più «sexy» (mi scuso per l’aggettivo che è sicuramente improprio, ma non vorrei annoiare il lettore sul problema del «glam», come criterio giornalistico per riferire di un risultato scientifico, di cui si discute da tempo). Continua a leggere