Perché Teheran ha piegato le ginocchia a Ginevra

kerry-iranChi sosteneva che le sanzioni contro il nucleare iraniano avrebbero obbligato il regime di Teheran a trattare ha avuto ragione. Nelle prime ore del mattino di oggi la Reuters è stata la prima agenzia ad annunciare che era stato raggiunto un accordo. Al tavolo dei negoziati sedevano i cosiddetti 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ovvero Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina con l’aggiunta della Germania) e una delegazione iraniana capeggiata dal ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif . Alle 2.40 di oggi la Reuters diffondeva una foto ufficiale con tutti i negoziatori dello storico accordo: fra di loro il capo della diplomazia europea Catherine Ashton, ma anche il segretario di stato John Kerry, i ministri degli esteri francese, russo e cinese. Nelle trattative con l’Iran, che andavano avanti da anni con alti e bassi, non si ricorda un parterre di tale livello. L’accordo ha una durata di sei mesi e se alla fine di questo periodo l’Agenzia atomica di Vienna sarà in grado di confermare che è stato rispettato si potrà tentare di fare qualche altro passo avanti. E’ bene ribadire che nessun analista si aspettava un simile risultato, anzi erano in molti ad avere un atteggiamento di estrema cautela, se non addirittura di scetticismo, su questa ennesima tornata negoziale. La vera domanda a cui non è facile rispondere è stabilire perché il regime di Teheran abbia accettato un compromesso così limitante per la sua filiera nucleare e c’è anche da capire quali contraccolpi politici potrà avere in patria perché l’accordo di Ginevra mette fuori gioco gli hardliners del regime che avevano fatto del nucleare un elemento chiave della loro politica da molti anni a questa parte. Tutto è bene quel che finisce bene? Per ora sì, ma la materia presenta qualche insidioso tranello. Continua a leggere