Il ritorno dei lupi solitari

APTOPIX Canada Ottawa Shooting Venerdì mattina uno studente americano di 15 anni ha aperto il fuoco in una cafeteria di Seattle uccidendo una ragazza e ferendo gravemente altri tre adolescenti. Poi si è tolto la vita. L’attentatore, Jaylen Fryberg, è un giovane nativo indiano della tribù Tulatip che occupa una riserva tra Everett e Marysville nello stato di Washington. Insomma siamo di fronte all’ennesima sparatoria in una scuola americana, materia per antropologi criminali, e a un ragazzo di cui si sospettano gravi problemi psichiatrici. Ma se fosse stato un musulmano in quale categoria avremmo collocato questo gesto? Avremmo rispolverato i lupi solitari? Continua a leggere

La posta in gioco a Kobane

Kobane airstrikes In tre settimane di combattimenti i miliziani dell’Isis non sembrano aver piegato le poche migliaia di curdi che difendono Kobane. Al momento l’Isis sembra avere il controllo di circa un quarto della città di frontiera, ma i bombardamenti americani delle loro linee di rifornimento sembrano averne interrotto l’avanzata. Kobane è un avamposto strategico per l’Isis? Non sembra, l’esercito di Ankara ha schierato le sue forze corazzate al confine e questo preclude all’Isis di guadagnare un passaggio verso la frontiera turca che ora è fortemente presidiata. Alcuni analisti sostengono che per ogni curdo caduto in combattimento l’Isis ne perde almeno tre. Kobane è quindi un obiettivo simbolico, forse da conquistare anche con forti perdite, perché i miliziani possano rivendicare una vittoria sul campo. Il pasticcio di Kobane ha vistosi retroscena in Turchia dove sia i militari che il governo non vedono di buon occhio un territorio autonomo, anche se in Siria, controllato dai curdi. Kobane la si potrà salvare solo se si convincerà il governo di Ankara a fare qualcosa. Continua a leggere

La scelta dell’Independent

Indipendent 5 ottobre JPGQuella che si vede qui accanto è la copertina dell’Independent di ieri. Una pagina listata a lutto in cui si dà notizia dell’esecuzione di Alan Henning, il tassista inglese sgozzato dall’Isis il 3 ottobre, ma senza pubblicare alcuna foto. La si può considerare una forma di testimonianza che difficilmente altri quotidiani seguiranno, ma è una scelta efficace? Continua a leggere