Sul nucleare Teheran trucca le carte

Gas_centrifuge_cascadeL’accordo internazionale sul nucleare iraniano, firmato il 14 luglio del 2015, è stato salutato con dichiarazioni molto difformi. A contestarlo ufficialmente è stato Israele, a cui si è aggiunta qualche monarchia del Golfo, e ha creato vistosi malumori fra i repubblicani che hanno la maggioranza nel Senato e nella Camera dei Rappresentati americana. Indiscutibilmente l’accordo è un grande successo politico, peraltro dopo anni di colloqui che non hanno mai portato a nulla, e ha superato lo scoglio dell’approvazione finale visto che nel Congresso usa i contrari non hanno avuto la maggioranza prevista per bloccare il veto presidenziale. Quindi Obama, che aveva minacciato il veto se l’accordo non fosse stato approvato dal parlamento usa ha vinto su tutti i fronti. Nelle pieghe dell’accordo ci sono non pochi punti oscuri, ad esempio il cosiddetto PDM (o attività di ricerca nucleare di interesse militare) che non è mai piaciuto a Teheran. Sull’argomento si è raggiunto un vacillante compromesso fra il regime iraniano e l’Agenzia atomica di Vienna cui spetta il compito di vigilare sul rispetto delle regole. Ma prove raccolte da fonti indipendenti dimostrano che l’Iran ha truccato le carte sulla dimensione militare della sua ricerca nucleare cancellando le prove della sua attività. Continua a leggere

I lati oscuri dell’accordo con l’Iran

iran deal 2 L’accordo per il nucleare iraniano, voluto dagli Stati Uniti e da un gruppo di paesi europei è stato salutato in molti modi: alcuni sostengono che è un successo storico (ad esempio i democratici americani e la delegazione UE), altri – come fa P.G. Battista sul Corriere di oggi – nasconderebbe una trappola. Ovvero le dilazioni offrirebbero comunque a Teheran di avere l’atomica un giorno o l’altro, i tempi saranno molto più lunghi ma in ogni caso questo sarebbe il risultato. E’ molto difficile districarsi in questa contrapposizione e come si suol dire il bicchiere può essere mezzo vuoto o mezzo pieno, dipende dall’ottica con cui si esamina il problema. Non c’è assolutamente dubbio che i “falchi” della trattativa, leggi Israele e Arabia Saudita, non siano affatto soddisfatti del risultato visto che volevano condizioni più dure. La lettura dei documenti ufficiali si presta comunque a varie interpretazioni: sulla carta si tratta di un accordo estensivo e completo, ma nelle pieghe del documento si nascondono molte incertezze che richiederanno tempo e ulteriori trattative. Continua a leggere

Iran-Usa: i retroscena dell’accordo di Losanna

obama iranLa bozza di accordo siglata a Losanna sul nucleare iraniano è stata salutata come un successo storico, considerando che le trattative con Teheran sono iniziate sotto la presidenza del riformista Mohammad Khatami, uscito di scena nel 2005. In questo lungo periodo di colloqui informali o ufficiali ce ne sono stati molti, ma in nessuno è stata finalizzata una bozza di accordo, visto che la distanza fra le posizioni in gioco sembrava incolmabile. L’Iran ha sempre rivendicato il diritto di sviluppare una filiera nucleare civile, ma per anni ha messo i bastoni fra le ruote agli ispettori dell’Agenzia atomica di Vienna, che vigila sul rispetto dei trattati internazionali sotto l’egida dell’ONU. Poi sotto la presidenza Obama è scattato un durissimo regime di sanzioni che ha messo in ginocchio l’economia iraniana, congelando le esportazioni petrolifere e impedendo di fatto transazioni finanziarie attraverso la rete internazionale di istituti di credito. E’ quindi evidente che l’annuncio di Losanna è un grande passo avanti sulla via della distensione, ma l’interpretazione dei testi ufficiali che sono stati diffusi si presta a non pochi distinguo. L’accordo è lontano e saranno necessari molti passi per risolvere aspetti tecnici che vengono considerati determinanti per stabilire la buona fede del governo di Teheran. Continua a leggere

Iran-Usa: una trattativa con molti retroscena

Rouhani-2-AFP Domani si apre a Ginevra un tavolo negoziale che durerà due giorni tra l’Iran e il cosiddetto gruppo 5+1 (composto dai cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza più la Germania). Sull’esito di questa trattativa, innescata da una telefonata fra Barak Obama e Hassan Rouhani, ci sono valutazioni molto difformi, molta pretattica e forse speranze infondate. La trattativa sarà delicatissima e considerando il fatto che le posizioni sono molto distanti si potrà arrivare a un vero risultato solo se una delle due parti in causa rinuncerà a qualcosa di sostanziale. Nel 2012 la delegazione iraniana e quella dei 5+1 si è incontrata quattro volte in otto mesi senza mai raggiungere un accordo minimo che potesse consentire di continuare a discutere. Nel frattempo l’Iran ha eletto un nuovo presidente, ma è difficile che Rouhani abbia il potere di ribaltare la posizione che Teheran ha tenuto sinora sul nucleare. L’argomento è difficile e gli aspetti tecnici sono straordinariamente complessi, ma è proprio su questi ultimi che si giocherà la vera partita. Per cui è utile spiegare qual è la posta in gioco per Teheran e per le cancellerie occidentali. Continua a leggere

Ci si può fidare di Hassan Rowhani?

rowhani_2590817bIl nuovo presidente dell’Iran, Hassan Rowhani, ha un passato da negoziatore nucleare ed è tornato sull’argomento in diverse occasioni della campagna elettorale. L’ISIS, un istituto americano che analizza da anni le vicende del nucleare iraniano ha fatto opera degna riepilogando i pronunciamenti pubblici del nuovo presidente in fatto di nucleare e di arricchimento di uranio. Si tratta di una lettura molto istruttiva che spegne qualche entusiasmo della prima ora e che spinge a riflettere. Gli Stati Uniti hanno fatto caute aperture dicendo che l’elezione di Rowhani potrebbe precludere a colloqui bilaterali, che sino a questo momento Washington ha considerato prematuri. Salvo qualche improbabile colpo di scena la trattativa sul nucleare si trascinerà nè più nè meno come è avvenuto negli ultimi anni. Per altri versi è bene ricordare che il vero dominus della situazione non è tanto Rowhani, quanto piuttosto la Guida Spirituale del paese. Pubblichiamo il post dell’ISIS in inglese e per la parte relativa alle dichiarazioni passate del nuovo presidente dell’Iran. Il post completo lo si può leggere qui. Continua a leggere

L’Iran cambia pagina? Forse

IRAN-VOTE-ROWHANIL’elezione di Hassan Rowhani è stata salutata da molti come una indicazione che il regime di Teheran, e in particolare la Guida Spirituale Ali Khamenei che governa il paese dal 1989, ha dovuto fare i conti con la crisi economica. Obiettivamente l’Iran si trova in condizioni abbastanza drammatiche a causa delle sanzioni internazionali che hanno pesantemente colpito il suo commercio estero. Ma è anche il prezzo che gli hardliners, ovvero gli integralisti al potere sino a ieri, hanno dovuto pagare per continuare ad arricchire l’uranio. Certo i risultati elettorali che hanno consentito l’elezione di Rowhani parlano da soli: il nuovo presidente ha avuto 18,6 milioni di voti su 36 milioni di votanti per cui ha superato di poco il 50%, cosa che ha escluso il ballottaggio. Saed Jalili, attuale negoziatore per il nucleare ed indicato come il braccio destro di Khamenei per la politica internazionale, non è andato oltre l’11,36%, Mohammad Baqer Qalibaf, sindaco di Teheran ed indicato da molti come un outsider, ha avuto il 16,56%. Un uomo duro del regime come Mohsen Rezaee – nato politicamente nel gruppo radicale Mansuran, ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie – si è fermato al 10,58%. Ali Akbar Velayati, molto vicino ad Ali Khamenei, si ferma a poco più del 6% ed infine Mohamad Gharazi, l’unico candidato indipendente in queste elezioni ed ex ministro del petrolio non è andato molto al di là dell’1%. Continua a leggere