Siria, Trump gioca d’azzardo con la Russia?


Una salva di 59 missili di crociera, lanciati da due unità americane ieri sera alle 8, ha distrutto la base siriana da cui sono partiti i caccia che hanno fatto dozzine di vittime a Khan Sheihoun, in una zona controllata dai ribelli. Siamo tornati alla “linea sulla sabbia”, ma l’azione è una chiara ammissione che la politica di Trump in passato non teneva conto degli assetti geostrategici. Ieri notte una salva di messaggi su Twitter sembrava trovare tutti d’accordo: il senatore repubblicano John McCain, vari diplomatici che in passato hanno lavorato per Obama e addirittura Hillary Clinton sembrano d’accordo. Continua a leggere

Cosa fa la Russia in Siria?

mig29 Cosa vuole fare la Russia in Siria? Sono mesi ormai che i media pubblicano indiscrezioni sulla presenza di caccia russi sui cieli di Damasco, ma Mosca replica dicendo che si tratta di false informazioni. Strano, perché ormai le fonti sono diventate tante: a parlarne per primo è stata l’israeliana YnetNews, da sempre molto attenta allo scenario mediorientale, ma poi si è aggiunta anche l’agenzia turca BNG. La novità è che The Aviationist, una testata molto nota fra gli addetti ai lavori, ha pubblicato delle foto di intercettori russi sui cieli di Damasco: sono Su-27, Mig-29 e alcuni droni. In origine sarebbero comparse su alcuni social network siriani, operati dalla formazione Jabhat al-Nusra che combatte il regime centrale. Continua a leggere

L’Isis si può battere a patto che…

SYRIA-CRISIS-IRAQ I bombardamenti in Siria e in Iraq hanno iniziato a smantellare le postazioni di al-Nusra e dell’Isis ed è lecito credere che la campagna aerea durerà molto a lungo. Ma basterà a sconfiggere i jihadisti oppure servirà soltanto a contenerne le forze? La domanda serpeggia da mesi fra i think tank che si occupano di sicurezza internazionale, ma ovviamente ci sono molte risposte a questa domanda e tutto dipende dall’ottica con cui si esamina il problema . Ma se per un attimo lasciassimo da parte le valutazioni strettamente politiche sulle decisioni di Barak Obama quale sarebbe la strategia più efficace per sconfiggere l’Isis? Continua a leggere

Il raid americano in Siria

isis-video L’intervento in Siria, annunciato da tempo, è scattato nelle ultime 48 ore. Per prudenza bisognerebbe aggiungere «almeno ufficialmente». Una prima salva di 40 missili di crociera è partita da due unità americano nel Mar Rosso e nel Golfo Persico, seguita mezzora dopo da una serie di bombardamenti che hanno colpito obiettivi nei pressi di Aleppo e Raqqa, la roccaforte dell’Isis in Siria. La terza ondata è arrivata circa otto dopo quando ad essere colpiti sono stati alcuni campi di addestramento nella Siria Orientale e alcune colonne di miliziani a Dier al Zour. Continua a leggere

Siria: shot and forget?

syria war Stati Uniti e Gran Bretagna potrebbe scatenare un attacco contro le postazioni governative siriane nel giro di qualche giorno, o forse di qualche ora. La lista dei bersagli è nota in parte e si conosce la dislocazione delle unità nel Mediterraneo che potrebbero lanciare una salva di missili di crociera. Le indiscrezioni sostengono che si tratterà di un intervento «limitato» che non prevede l’utilizzo di uomini sul terreno. Si attende per i prossimi giorni la pubblicazione di un rapporto sull’utilizzo di armi chimiche in Siria redatto dall’intelligence statunitense. Su questa tardiva mossa della Casa Bianca ci sono comunque pareri contrastanti nella stessa stampa americana: molti editorialisti, ad esempio, sostengono che il gioco non vale la candela, anche perché forse è troppo tardi. Questa posizione viene espressa da quotidiani che hanno simpatie politiche assai distanti fra loro, ad esempio dal Washington Times, di ispirazione repubblicana, e dai due maggiori quotidiani di fede democratica come il Washington Post e il New York Times. Più in generale sembra strano a tutti che l’amministrazione di Washington abbia indicato una «red line», superata la quale si sarebbe passati all’intervento, nel caso fosse stato verificato l’utilizzo di armi chimiche. Per quanto queste ultime abbiano potuto produrre esiti raccapriccianti resta sempre il fatto che dall’inizio della guerra civile le armi convenzionali sono state in grado di fare danni sicuramente peggiori. E quindi perché un intervento solo adesso e quali rischi comporta sul piano della sicurezza internazionale? Continua a leggere